giovedì 6 settembre 2012

Strofinando la tazza



Grazia si era alzata presto, come ogni giorno, aveva inforcato la bici e pedalando era arrivata dall'altra parte della città, nei quartieri “bene” , dove lavorava ormai da anni come collaboratrice domestica. La signora De Pittis sarebbe uscita presto, per concedersi una mattinata di sport e chiacchiere con le amiche al circolo tennis. Grazia era entrata dalla porta di servizio dell'appartamento, al piano attico di un condominio signorile immerso nel silenzio e nel verde. La signora De Pittis era uscita subito dopo, senza neppure salutare, era scesa direttamente in garage con la borsa del tennis. Lei allora, si era  infilata quella vestaglietta a fiori che utilizzava per rassettare la casa. Con la padrona aveva concordato di pulire a scadenza giornaliera i 4 bagni, tirare l'aspirapolvere in tutte le stanze e nel salone. Avrebbe pulito anche i pavimenti, mentre la cera l'avrebbe tirata una volta alla settimana, a meno che non fossero previsti ospiti. In tal caso avrebbe rinfrescato anche le tende, pulito le finestre e lucidato l'argenteria.
Guardò attentamente la sua immagine riflessa nello specchio e improvvisamente si rese conto di quanto fosse invecchiata. La pelle iniziava a cedere sul contorno del viso, alcune rughe le incorniciavano gli occhi e altre le rigavano la fronte. I capelli si erano fatti grigi e sottili e non mantenevano più la piega. Una ruga più profonda le solcava il viso ai lati della bocca, rendendole il sorriso perennemente amaro.
Grazia si guardò ancora nello specchio, tenendo con una mano il Cillit Bang, spruzzando il detersivo per i vetri sulla sua immagine riflessa. Con l'altra mano passò lo straccio in microfibra, poi lucidò anche tutti i rubinetti cromati, spruzzò l'anticalcare sui vetri della doccia e poi, armata di un flacone a forma di collo d'anitra si concentrò sul water del bagno padronale.
L'anziano marito della signora, si ostinava ad urinare in piedi, nonostante l'età. Il tremore che da qualche tempo affliggeva le sue mani, gli rendeva difficile centrare il vaso, per cui Grazia era costretta a strofinare, a carponi, il pavimento tutt'intorno, le piastrelle sulla parete, nonché l'interno e l'esterno della tazza. Armata di guanti e spugna spruzzò un detersivo antibatterico e sterilizzante sulla ceramica, poi iniziò a sfregare. Spruzzò e sfregò per ben tre volte. L'acqua si colorò di blu, poi ribollì ed un vento improvviso salì su dalle fognature, facendo cadere Grazia all'indietro. Una figura antropomorfa, muschiosa, marrone e gocciolante emerse dal water ed appoggiò i piedoni sul pavimento appena lavato da Grazia. “Sono il Genio della tazza. Esprimi un desiderio ed io lo esaudirò!” Esistono solo tre geni sulla faccia della terra: i geni dell'alta finanza che esaudiscono quasi tutti i desideri, i geni della lampada che ne esaudiscono tre e i geni della tazza che ne possono esaudire solo uno. Grazia, stordita dall'apparizione e preoccupata perché l'intruso le stava lordando tutto il pavimento, disse: "Vorrei conoscere Maria De Filippi e partecipare a Uomini e Donne". Il genio, allibito, esaudì il suo desiderio e poi, sparendo nella tazza pensò: "Che desiderio di mmerda!"


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