Grazia si era alzata
presto, come ogni giorno, aveva inforcato la bici e pedalando era
arrivata dall'altra parte della città, nei quartieri “bene”
, dove lavorava ormai da anni come collaboratrice domestica. La
signora De Pittis sarebbe uscita presto, per concedersi una mattinata
di sport e chiacchiere con le amiche al circolo tennis. Grazia era
entrata dalla porta di servizio dell'appartamento, al piano attico di
un condominio signorile immerso nel silenzio e nel verde. La signora
De Pittis era uscita subito dopo, senza neppure salutare, era scesa
direttamente in garage con la borsa del tennis. Lei allora, si era
infilata quella vestaglietta a fiori che utilizzava per rassettare la
casa. Con la padrona aveva concordato di pulire a scadenza
giornaliera i 4 bagni, tirare l'aspirapolvere in tutte le stanze e
nel salone. Avrebbe pulito anche i pavimenti, mentre la cera
l'avrebbe tirata una volta alla settimana, a meno che non fossero
previsti ospiti. In tal caso avrebbe rinfrescato anche le tende,
pulito le finestre e lucidato l'argenteria.
Guardò attentamente la
sua immagine riflessa nello specchio e improvvisamente si rese conto
di quanto fosse invecchiata. La pelle iniziava a cedere sul contorno
del viso, alcune rughe le incorniciavano gli occhi e altre le
rigavano la fronte. I capelli si erano fatti grigi e sottili e non
mantenevano più la piega. Una ruga più profonda le solcava il viso
ai lati della bocca, rendendole il sorriso perennemente amaro.
Grazia si guardò ancora
nello specchio, tenendo con una mano il Cillit Bang, spruzzando il
detersivo per i vetri sulla sua immagine riflessa. Con l'altra mano
passò lo straccio in microfibra, poi lucidò anche tutti i
rubinetti cromati, spruzzò l'anticalcare sui vetri della doccia e
poi, armata di un flacone a forma di collo d'anitra si concentrò sul water del bagno padronale.
L'anziano marito della
signora, si ostinava ad urinare in piedi, nonostante l'età. Il
tremore che da qualche tempo affliggeva le sue mani, gli rendeva
difficile centrare il vaso, per cui Grazia era costretta a
strofinare, a carponi, il pavimento tutt'intorno, le piastrelle sulla
parete, nonché l'interno e l'esterno della tazza. Armata di guanti e
spugna spruzzò un detersivo antibatterico e sterilizzante sulla
ceramica, poi iniziò a sfregare. Spruzzò e sfregò per ben tre
volte. L'acqua si colorò di blu, poi ribollì ed un vento improvviso
salì su dalle fognature, facendo cadere Grazia all'indietro. Una
figura antropomorfa, muschiosa, marrone e gocciolante emerse dal
water ed appoggiò i piedoni sul pavimento appena lavato da Grazia.
“Sono il Genio della tazza. Esprimi un desiderio ed io lo
esaudirò!” Esistono solo tre geni sulla faccia della terra: i geni
dell'alta finanza che esaudiscono quasi tutti i desideri, i geni
della lampada che ne esaudiscono tre e i geni della tazza che ne
possono esaudire solo uno. Grazia, stordita dall'apparizione e preoccupata perché l'intruso le stava lordando tutto il pavimento, disse: "Vorrei conoscere Maria De Filippi e partecipare a Uomini e Donne". Il genio, allibito, esaudì il suo desiderio e poi, sparendo nella tazza pensò: "Che desiderio di mmerda!"
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