Ieri
ho avuto paura. Forse è quello che provi prima di morire. E' suonato
l'allarme. La mamma mi ha spiegato che quando si sente la sirena,
bisogna mollare tutto e scappare, perchè arrivano le bombe. Vogliono
distruggere la ferrovia, che passa proprio vicino a Oltrisarco, dove
abito, in piazza Bersaglio. Oppure vogliono colpire la stazione. Al
rifugio qualcuno diceva che una bomba è caduta sul teatro, in piazza
Verdi, lo ha distrutto tutto. Speriamo che non cada anche sulla mia
casa.
Il
papà ha detto che quando suona la sirena, si deve correre fin su
sotto il Virgolo. Lì c'è il rifugio. Bisogna correre, a più non
posso. Io ho dodici anni e quando non c'è il papà sono io l'uomo
di casa e devo aiutare la mamma. Così ha detto il papà. Mi devo
infilare la giacca e iniziare a correre, senza voltarmi, la mamma
si porta dietro mia sorella che è più piccola e fa i capricci. Giù
dalle scale, di corsa, senza voltarmi.
Ieri
però, ho avuto paura. Sono arrivato al rifugio che già sentivo le
bombe arrivare. Sono entrato, ma mia mamma e mia sorella erano
ancora per strada. Ho guardato indietro e le ho viste. Un attimo dopo
sono entrate nella galleria e in quel momento si è sentito un boato
tremendo. Tremava tutto. Ho pensato che ci sarebbe crollata addosso
la montagna. Mia madre con mia sorella in braccio era caduta a terra.
Qualcuno l'ha aiutata a rialzarsi. Non era ferita, è stato solo lo
spostamento d'aria, hanno detto, c'era tanta polvere. Ci siamo seduti
nel rifugio che era già pieno di gente. Ci sono sempre tanti bambini
che piangono, io no, non piango, io. Ci sono tante donne che pregano.
Non ci sono vecchi. I vecchi di Oltrisarco vanno in cantina e sperano
che la bomba non colpisca la loro casa. I vecchi non corrono.
Ieri
ho avuto paura. Forse è quello che si prova prima di morire. Quando
siamo usciti, appena fuori dalla galleria, c'erano i resti di un
treno sparsi tutto intorno. Ho visto un uomo a terra. C'era tanto
sangue, non si vedevano le gambe. Aveva gli occhi sbarrati. Mia madre
mi ha tirato per il braccio, mi ha detto: “non guardare Ezio!”
mentre con l'altra mano chiudeva gli occhi a mia sorella. Siamo
tornati di corsa a casa. Io però lo conoscevo, il morto senza gambe.
Era quello che abita vicino alla scuola elementare. Vende carbone,
legno, ferro, credo. Io e il Felice entriamo spesso di nascosto per
rubare nel suo orto, proprio attaccato alla ferrovia. C'è l'albero
di fichi e da un buco nel muro si entra anche in cantina. Lì ci sono
le patate. E' un vecchio cattivo. Una volta ci ha sorpreso in
giardino e ci ha mollato dietro il Bobi. Ma noi siamo stati più
veloci e abbiamo scavalcato il muro e siamo scappati oltre la
ferrovia. A casa mia c'è poca roba da mangiare. La mamma però non
lo sa che io vado lì. Non gli serviranno più le patate, al morto
senza gambe. Lo devo dire al Felice. Da domani possiamo prenderle
tutte, quelle patate.
Bolzano, 20 settembre 1943
Nessun commento:
Posta un commento