E' alla fermata dell'autobus.
Infreddolito, con le mani in tasca, impaziente. Osserva attentamente
ogni mezzo che si ferma. Quando il bus apre le porte allunga il
collo, per osservare meglio le persone che scendono dalla corriera.
Ha ancora il fisico acerbo, pur essendo molto alto. Mano a mano che
il tempo passa, diventa sempre più impaziente. Cammina avanti e
indietro, fumando nervosamente, lo zaino semivuoto buttato su una
spalla. I jeans un po' calati sui fianchi, i piedi molto lunghi.
Ma ecco un altro autobus in lontananza.
Lui lo segue con lo sguardo mentre arriva. Mi accorgo che i suoi
occhi osservano attentamente i movimenti dell'autista, le sue
orecchie aspettano il rumore delle porte che si aprono.
Ora vedo chiaramente un lampo nei suoi
occhi: sta cercando qualcuno, fruga con lo sguardo tra i capelli, tra
le giacche, tra gli zaini della gente che scende. La luce nello
sguardo si fa sempre più ansiosa: non è lei, neppure questa, non
verrà, non verrà. E' rigido, ha il collo ormai allungato al
massimo, ma non demorde, cerca ancora, tra la massa di studenti che
scendono dall'autobus che si è fermato in questo istante. E ancora
quello scintillio, quella speranza: arriva, non arriva? Ho
visto ancora quella luce. Mi ricorda lo sguardo dei bambini che
aspettano la mamma all'uscita dell'asilo o gli occhi ansiosi di un
cane che aspetta il padrone fuori dal supermercato.
Ecco, è lei: è bionda, truccata,
sembra più adulta di lui, ma probabilmente ha la stessa età. La
luce si fa certezza, l'ansia si placa, nonostante il corpo sembri
ancora un po' rigido. Si rilassa del tutto solo mentre la bacia
teneramente sulla bocca: Buongiorno amore, anche oggi sei qui.
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