venerdì 31 agosto 2012

La vera storia di Palmiro T.



Questa è la vera storia di Palmiro T. , occupato come operaio alla catena di montaggio di una grande compagnia automobilistica per più di trent'anni. Superata la mezza età e dopo un periodo di cassa integrazione e mobilità, si trovò nel giro di poco tempo, definitivamente senza lavoro. Nei mesi seguenti, inviò numerosi curricola a destra e a manca, visitò giornalmente l'ufficio di collocamento e le agenzie di lavoro interinale, ma il lavoro per Palmiro non saltò fuori. O era troppo vecchio o aveva troppa esperienza, o non era specializzato o era troppo qualificato, o semplicemente c'era sempre qualche povero cristo come lui, che risultava più idoneo ad occupare quel posto.
Il povero operaio cadde ben presto in depressione: non aveva più nulla, gli restava solo la fede. Iniziò allora a recarsi ogni giorno nella chiesa del suo quartiere, per invocare la grazia al santo patrono della città.
Dopo un paio di settimane passate tra preghiere e invocazioni, un bel giorno successe un evento inspiegabile. Palmiro, osservando attentamente la bocca della statua di legno del santo, credette di vedere le labbra muoversi e pronunciare lentamente la parola “lenticchie”. L'uomo rimase estasiato di fronte al compiersi di tale miracolo, ma tornato a casa iniziò ad interrogarsi su cosa il santo avesse voluto comunicargli. Il giorno appresso fece maggiore attenzione al labiale della statua e si convinse di aver letto le seguenti parole:”Mangia lenticchie a colazione, pranzo e cena. Le lenticchie portano soldi.” Palmiro non disse niente a nessuno per paura di essere giudicato pazzo, ma iniziò da subito la speciale dieta indicata dal patrono. Lenticchie a colazione, pranzo e cena: bollite, in umido o nella zuppa, con due fette di cotechino a fianco o la pancetta a cubetti, ma sempre e solo lenticchie. Non passarono che pochi giorni e Palmiro accusò improvvisi e violenti dolori addominali e problemi intestinali, che lui sopportò con composta rassegnazione e superò con alcune pastiglie di buscopan. Si trovò così, un giorno, seduto comodamente sulla tazza per espletare i bisogni corporali, quando iniziò a sentire il tintinnio di monete; il rumore, dapprima lento, poi aumentò, fino a diventare un vero e proprio scroscio di spiccioli da due Euro. Nel giro di alcuni minuti, l'uomo era riuscito ad espellere ben cinquanta euro, tutti in monete da due. Palmiro urlò al miracolo: in un mese riuscì a defecare uno stipendio intero e prima di Natale anche la tredicesima.
Questa è la vera storia di Palmiro T.: l'uomo che riuscì ad arrivare alla fine del mese solo … mangiando lenticchie.


mercoledì 29 agosto 2012

Quando la vicina è in vacanza



Bussano alla porta. Vado ad aprire. E' la vicina del piano di sopra. Mi chiede se posso dare da mangiare ai suoi tre gatti, in sua assenza. Si tratta solo di tre giorni, il ponte di ferragosto. La seguo su per le scale, vuole mostrarmi l'appartamento e gli animali. Non sono mai entrata in quella casa, l'ho vista solo una volta, tre anni fa in diretta TV a “Chi l'ha visto?” la trasmissione che si occupa di persone scomparse. Il marito era sparito. Nel condominio qualcuno mormorava che il pover'uomo aveva fatto bene a fuggire da una strega come quella. Non l'hanno più trovato. Dopo un po' di tempo lei ha comprato tre gatti e tutto è tornato alla normalità.
L'appartamento è molto pulito e ordinato. I gatti hanno un'intera stanza per i loro giochi. Sono tre gatti tigrati e castrati. Sono obesi. Chissà che cosa la signora dà loro da mangiare. Mi fa vedere la cucina. Pulita, asettica, come le cucine della pubblicità. Nel frigo le uova sono disposte per gradazione di colore. Tutto ordinato, inscatolato, etichettato. Ordine, pulizia, organizzazione. Poi apre un congelatore grande quanto il frigo. Lì è la vera sorpresa: ci sono tante scatolette tipo Tupperware, della grandezza di un pasto da gatto. Ce ne saranno centinaia, impilate una sull'altra, occupano tutti i piani del congelatore. I suoi gatti seguono una dieta particolareggiata, bilanciata, priva di grassi. Prepara personalmente lei i pasti, cucina per tre giorni e tre notti, solo una volta all'anno e poi congela tutto. Quello che dovrò fare è entrare dalla porta, prendere tre scatolette, metterle per alcuni secondi nel forno a microonde, mi raccomando, non un secondo di più, altrimenti i gatti si scottano, sono voraci. Devo mettere l'acqua fresca nelle ciotole e mentre i gatti mangiano il cibo riscaldato, devo occuparmi della cacca. Con l'apposita paletta devo svuotare le lettiere. La sabbia che è contenuta fossilizza l'escremento immediatamente, in modo che l'odore si neutralizzi all'istante. Ordine, perfezione, tecnologia. Bello, facile. Accetto. Tanto io in vacanza non ci vado, sono solo una portiera. E un centone mi fa comodo, a dirla tutta. Il primo giorno tutto bene, uno dei gatti tossisce, sembra che si stia strozzando, ma poi sputa. Sembra un dente, pare un incisivo. Possibile che i gatti abbiano dei denti così grandi? Tutto a posto, acqua fresca, cacca fossile eliminata. Secondo giorno. Oggi in due hanno sputato, Ancora denti, sono grandi. Ma cosa ha cucinato la strega? Un manzo intero? Terzo giorno: adesso sto qui e guardo i gatti. Metti che uno si soffochi e poi è colpa mia. Il terzo gatto sputa e questa volta è una fede ... da uomo. Che STREGA.

venerdì 24 agosto 2012

A TU PER TU CON LA MORTE - Intervista a Mortecattiva



Eva si è stufata dei testi "buonini" e "politically correct". Ed allora si è incamminata un po' sul web, alla ricerca di quelli che i testi li fanno "brutti, sporchi e cattivi". E così si è imbattuta in Mortecattiva, rapper trentino, poeta maledetto dalle rime "sboccate". I suoi testi sono dei veri pugni allo stomaco, crudi e provocatori; eppure Mortecattiva colpisce per la sua forza narrativa, la capacità di restituire, con l'insieme musica-testo, immagini di autentica, moderna, sofferente alienazione.
Eva è andata per voi incontro alla Morte, ed è tornata con queste risposte. 

I tuoi pezzi hanno una forte componente narrativa, sono degli episodi raccontati in prima persona, una forma che aumenta la drammaticità del testo, facendola assurgere a testimonianza. Quanto c'è di autobiografico nei tuoi testi e quanto invece è pura “finzione narrativa”?

I miei testi non sono mai autobiografici. Generalmente utilizzo due modalità differenti per la scrittura delle canzoni: la prima consiste nell'esagerazione di un'idea, nell'ingrandirla fino a farla diventare il fondamento del pensiero del personaggio narrante. E' il passo che porta dall'essere infastidito perché un bambino piange al diventare Erode, per intenderci. Anzi no, a dire il vero un mondo senza bambini sarebbe effettivamente migliore. Ok, quando parlo male dei bambini si tratta di testi autobiografici, negli altri casi no. Anche il passaggio dal "Trento si riappacifica con la comunità ebraica" all'invasione di negozi Compro Oro in effetti però ha senso. Vabbè. Diciamo che sto tentando di trovare giustificazioni per i miei testi in modo da non venire picchiato da qualcuno. Il secondo metodo di scrittura è fortemente incentrato sulla vagina e sulle scorregge. Lo utilizzo quando voglio fare una canzone e non ho nulla di cui parlare: ho un'agendina sulla quale scrivo idee da riciclare in futuro e,quando è il momento di scrivere metto l'agendina da un lato, il rimario di Virgilio al pc e via. Ci tengo molto a sottolineare il fatto che utilizzo un rimario, non vorrei mai che mi si attribuisse qualche talento nella scrittura.

Nel tuo sito http://www.aggettivo7.com/ è possibile scaricare gratuitamente tutti i tuoi album, che non sono coperti da copyright, come sta scritto in fondo alla pagina web. Perché è sempre più solo Internet il canale di diffusione della musica?

Per gli altri non ne ho idea, per me è semplicemente una questione di pigrizia. Non mi interessa diventare un musicista, pertanto non spedisco demo a produttori o case discografiche (non so neanche dove vanno spediti i demo in realtà, ai produttori o alle case? Vabbè) e non mi promuovo. Ogni volta che faccio qualcosa di nuovo lo posto sulla mia pagina di facebook e su quella delle tre o quattro persone che so per certo che apprezzeranno, e poi sul forum di Shhh per farmi insultare. Tempo richiesto per l'operazione? Dieci minuti. In pratica la procedura di promozione è più veloce di quella per esportare il video.

Nell'ambiente musicale trentino, è stato spesso sollevato il problema della mancanza di spazi per concerti dal vivo. Molti musicisti si sbattono da una valle all'altra per suonare nei pub o nei pochi locali autorizzati a ospitare concerti. Dalle informazioni che ho avuto, la tua scelta è quella di NON fare performance dal vivo. Ci puoi spiegare perché?

Semplice: mi vergogno. Generalmente quando accetto di far concerti è perché mi viene chiesto in un momento in cui non riesco a rifiutare, solitamente quando sono ubriaco. Poi non ci penso più e mi ritrovo due giorni prima del concerto a sperare che tutto salti. Non so neanche come descrivere la felicità che ho provato quando, al festival delle Faloppe, il cavo per mandare le strumentali si è rotto e non ho potuto suonare. Gulag un po' meno perché era venuto da Milano apposta però so che l'aria di Trento ha fatto bene alla sua asma. Inoltre accetto di suonare solo se il concerto si tiene in un posto che mi permetta di tornare a casa la sera stessa, perché sono vecchio e nerd, non riesco a dormire fuori sapendo che ho a casa WoW che mi aspetta. E poi non ho mai il coraggio di farmi pagare quindi se faccio trasferte fuori città chiudo sempre in passivo.

Parliamo del tuo ultimo lavoro “Straight Outta Coredo”. In molti pezzi racconti di disagio, di problemi di convivenza con i genitori, di drammatiche lettere tra padre e figlio, di alcool e difficoltà nei rapporti con il sesso femminile, di solitudine. Trento è sempre ai primi posti nella classifica della qualità della vita. E' solo una bella cartolina che ci vendono e in realtà il disagio c'è ed è proprio di una generazione a cui tu dai voce?

Ma và, Trento va benissimo. C'è poco da fare ma non ha importanza, man mano che si invecchia si perde interesse in queste cose. Credo che non uscirei molto di casa neppure se ci fossero locali carini. D'altra parte uscirei di più se il Maracaibo passasse di moda. A me Trentopiace, vado dal punto A al punto B in pochi minuti. Le tematiche nel disco sono frutto del processo di cui alla risposta numero uno. Non so nulla di genitori che abbandonano i figli, avranno pure i loro buoni motivi, suvvia. Che non venga fuori che mi faccio portavoce di qualcuno, porca vacca, fare musica è un passatempo, mi serve per avere qualcosa da ascoltare mentre vado a lavorare.

Nell'ultimo lavoro, come in quelli precedenti, ci sono delle interessanti collaborazioni con altri musicisti, Felix Lalù, Johnny Mox e altri. Sei tu che le proponi e come nascono i pezzi a quattro, sei mani?

Il tutto consiste nel fare la strumentale, registrare la mia parte, mandarla alla persona in questione e poi passare settimane a rompergli i coglioni per costringerlo a registrarci sopra. Con qualcuno è più facile, con altri più difficile. Johnny Mox ho tentato di farlo cantare in ogni disco che ho fatto, infatti ero in lacrime quando ci sono riuscito. Mi sono rannicchiato nudo nella doccia a piangere con l'acqua che mi scorreva addosso, come le donne stuprate. Poi alla fine le collaborazioni sono sempre con le stesse persone, sono i miei patatini del cuore. Non riesco a togliere la correzione automatica da sto coso, quindi se ci sono parole strambe non è colpa mia. Chiusa parentesi. Anzi gradirei cogliere l'occasione per ricordare a Gulag e Paro che si devono dare una mossa visto che mancano solo le loro due strofe per far uscire il disco nuovo.

Domanda di rito da fare ad un artista: un rapper crea prima il testo e poi la musica o viceversa? Come nasce la prima rima e come registri i tuoi pezzi?

Generalmente le due cose nascono separatamente. Quando sono ispirato nella scrittura scrivo, quando sono musicale musico. Quindi puo' darsi che mi trovi con dieci strumentali e zero testi oppure con dieci testi e zero strumentali. Quando finalmente arrivo ad avere dieci testi e dieci strumentali unisco le due cose, un po' a caso. L'unica cosa che scrivo effettivamente utilizzando la strumentale sono i ritornelli, quando sono vagamente cantati almeno. Nel disco nuovo ho scritto tutto un testo usando la strumentale come riferimento, ma perché ha un tempo strambo e quindi bla bla.

Come è nata l'idea del video di Kali Tragus, con chi lo hai girato e quali difficoltà hai incontrato per realizzarlo?

Il 99% dei video sono farina del sacco di Ioghi (Simona), lei ha l'idea, filma il tutto, monta il tutto. Per Kali Tragus, che è il pezzo foreveralone.jpg del disco eravamo semplicemente da me coi postumi del giorno prima e abbiamo fatto una piccola lista di episodi di infinita tristezza, tipo il gatto che se ne va via mentre lo accarezzi, o l'avere accendini scarichi. Quei problemi atroci che spesso portano la gente al suicidio insomma. Difficoltà nel realizzarlo direi nessuna, visto che fa tutto Simona. Ecco, spalmarsi la cipolla negli occhi per piangere non è stato piacevolissimo però dai. Ci tengo a sottolineare che la scena della corsa impacciata è stata fatta apposta così, io in realtà trasudo atleticità da ogni muscolo del mio corpo, ho volutamente eliminato l'eleganza che mi è propria dall'atto della corsa per non far sentire a disagio voi sgraziati quadrupedi.

Nei tuoi pezzi ricorre più volte il concetto di masturbazione. Oltre a questo, hai altri hobbies?

Oltre a masturbarmi scrivo canzoni. Questi due passatempi occupano il 10% del mio tempo libero che è, per il resto, interamente votato a World of Warcraft. Prima che finiscano le ferie voglio riuscire a portare all'85 tutti i miei pg. Gustele è già all'83 quindi ci siamo, però purtroppo Everhard è ancora al 65 quindi sarà meglio tagliare corto con le risposte.

 Hai già in mente un nuovo progetto? Puoi darci qualche anticipazione?

Il disco nuovo si chiama Maledetta Primavera perché in ogni canzone ho utilizzato campioni di brani di donne in menopausa o comunque morte -e Piero Ciampi ma vabbè. E' già finito a parte le strofe di Gulag e Paro (sbrigatevi cani maledetti), e sulla copertina c'è il mio pene. In realtà le strumentali sono per un altro disco che faccio con una tizia americana e non le ho detto che mentre aspettavo che scrivesse i testi ci ho fatto un disco per gli affari miei. Ragion per cui non appena uscirà invece che pubblicare la cosa sul mio facebook e su quello delle quattro persone di cui sopra, lo pubblicherò solo su quello degli altri, e la tizia americana resterà nell'ignoranza. Poi, non appena finiremo il disco assieme, le farò sentire il mio fingendo di averlo fatto successivamente al suo. Sono un genio del male. A parte questo sto facendo strumentali nuove ma è un po' un dito in culo perché ho cambiato il programma che utilizzo quindi sto tentando di reimbarcare un po' di cose. Ma guarda, r.e.i.m.p.a.r.a.r.e me lo cambia in reimbarcare. E' proprio vero che il mac è per gay, usa il gergo dei marinai.

"Mi arresi quando appresi che i successi attesi non sarebbero arrivati e domani è uguale a ieri (...) Sono un figo perchè scrivo in terzine come Alighieri"






mercoledì 22 agosto 2012

Viaggio a CASANOVA: aprite quelle finestre!


Casanova, il quartiere ecosostenibile, il quartiere modello della città di Bolzano. Oggi mi è tornato in mente il film "Caro Diario" di Nanni Moretti. Spinaceto a Roma e Casanova a Bolzano. Così ho preso la bicicletta ed ho fatto un giro in questo nuovo quartiere, per vedere che effetto mi fa. Tutto è nuovo e molto ordinato. I giardini sono molto curati, c'è un parco gioco per bambini, con una scultura-gioco a forma di elefante. L'architettura "a castello" crea delle corti interne agli edifici, dove si intravedono i gerani sui balconi. All'esterno il profilo dei fabbricati è molto lineare, ci sono solo finestre, senza sporgenze, senza balconi e senza fiori. Quasi tutte le finestre sono chiuse. Non capisco se sono chiuse perchè i proprietari sono in vacanza o al lavoro, o se sono chiuse perchè c'è il riciclo d'aria interno. Sono case clima all'ennesima potenza, dove non occorre aprire le finestre, per cambiare l'aria. I vialetti sono puliti, le poche macchine sono  parcheggiate negli spazi appositi o sono chiuse nei garage interrati. I marciapiedi sono in ordine, senza deiezioni di cani, c'è poco traffico e si potrebbe tentare anche una partita a palla-strada. Peccato che si vedano proprio poche persone in giro. Fermo un abitante, una giovane signora di circa trent'anni. Le chiedo dove dovrebbe venire la piazza, quella dove è prevista l'installazione di una copia di alluminio della statua di Walther von der Vogelweide. Mi indica un giardinetto, tra un edificio delle Cooperative di lingua tedesca e uno di lingua italiana. Le chiedo se è sicura, visto che dalla parte opposta, c'è un più ampio spazio con la terra mossa e dell'erba cresciuta qua e là: si vede che lì devono ancora fare qualcosa, forse spianano tutto e fanno una bella piazza, con un centro servizi  forse, un consultorio magari e chissà, un centro giovanile o un ambulatorio. Macchè! Lì pare che costruiscano un altro lotto, perchè c'è bisogno di abitazioni, dice la signora, che è molto gentile. Scambiamo ancora due chiacchiere: ha un bimbo piccolo, è un paradiso per lui, non c'è traffico, si può andare in bici ovunque. Si, forse non è poi così male. Eppure non trovo una piazza. Non c'è neppure un bar, quello si trova con il supermercato in piazza Anne Frank, nel quartiere vicino, dove comunque molti servizi non ci sono mai stati, perché erano a Don Bosco, che era il quartiere a sua volta ... vicino. 
Casanova: Circa 3000/3500 persone. Edilizia agevolata, case popolari e ceto medio. Torno verso casa. Mi sono fatta l'idea che non basterà mettere una copia del Walther di alluminio, anche se rigorosamente riciclato e ecosostenibile per fare la piazza, a Casanova. I bambini poi crescono: lo scivolo e il gioco-elefante non bastano più. Il rischio è che anche i problemi sociali, la solitudine, l'adolescenza o la vecchiaia, tutto insomma, a Casanova, rimanga chiuso all'interno delle corti, dietro i Wintergarten, dietro i tripli vetri, dove non si sente neppure il rumore del treno. D'altronde i castelli servono a quello, a chiudersi dentro.


venerdì 17 agosto 2012

ROSIE - Intervista a THE SQUIRTIES

In una noiosa sera d'agosto, quando meno te lo aspetti, ecco che appare sul tubo il nuovo video musicale di The Squirties, dal titolo "Rosie". Che fresca novità! E' un video sensuale, ironico, simpatico, agreste e rigorosamente self made. E quando dico self made intendo dire che è il risultato di un' attenta combinazione di dote artistica, amicizia, creatività, passione musicale e preparazione tecnica. Ma per riuscire a capire meglio come è nato il tutto bisogna andare alla fonte: e così Eva si è fiondata di corsa (virtualmente, è ovvio) in Valsugana da Joe Barba, batterista del gruppo nonchè regista del video, che ha gentilmente risposto alle sue domande. Ecco qui l'intervista!

Come è nata l'idea di questo video, chi ha pensato alla sceneggiatura e come avete trovato la location giusta?

L'idea del video è nata dall'esigenza di uscire con qualcosa di fisico, di concreto, in quest'estate in cui nessuna band trentina ha prodotto dischi o videoclip. Il nostro album vedrà la luce tra troppo tempo, e quindi ci siamo detti: “perchè non uscire con qualcosa di destabilizzante?”
Rosie è proprio questo. Un walzer simpatico, fresco e molto orecchiabile che poco si sposa con il sound tipico sQ. Per quanto concerne il video, la fotografia di un “amore coltivato” con dedizione e passione da un contadino ce l'avevo da molto tempo e si è dimostrata perfetta per la tipologia di canzone. Anche la location si è dimostrata ottimale: posto tranquillo, bucolico e soprattutto con il permesso di scavare una fossa in cui calare la nostra rosa “japi”: per le nostre riprese non potevamo chiedere di meglio. Diciamo che avere un batterista che ha dimestichezza con riprese, regie e montaggi ha aiutato molto nell'organizzazione complessiva del videoclip. Se poi aggiungiamo la preziosa collaborazione di Carmelo come direttore della fotografia (master di fotografia a Firenze), il gioco è fatto!

Quanto tempo hanno richiesto le riprese, avete dovuto provare più volte o è stato tutto "buona la prima"? 

In un fine settimana abbiamo girato tutto e dopo quattro, cinque giorni di montaggio, editing, color correction siamo giunti al prodotto finale.
Nella ripresa di videoclip tendo a tenere tutto il materiale girato, poichè anche una ripresa sull'immediato venuta male in post produzione può rivelarsi preziosissima. Alcune immagini le abbiamo volutamente girate molte volte, solo per lo spasso di vedere Florio rotolare tra le pellicce tutto nudo. Altro esempio, la scena della corsa verso la liberazione e bacio a Jacopo era “buona la prima”: l'abbiamo girata almento 6, 7 volte solo per vedere il nostro cantante correre col fiatone!
P.S: Esiste un sacco di girato in cui le nudità di Florio escono in tutta la loro beltà. Dietro lauto compenso sono pronto a vendere tutto.

Qual'è stata la difficoltà più grande nel realizzarlo?

Le uniche vera difficoltà credo siano state negli attimi in cui Jacopo spunta con la testa dal prato. Era seduto in una posizione scomodissima e in quegli istanti dovevamo effettuare delle riprese con slider e tecniche particolari che ci hanno portato via davvero un sacco di tempo.
La pazienza di Jacopo è stata davvero portata al limite.

Ritenete molto importante realizzare video musicali per diffondere la vostra musica? Se si, perchè?

Più che l'importanza di uscire con un video, direi che per noi era importante mantenere uno standard elevatissimo in fatto di qualità generale. Ripetere le gesta di Matteo Scotton (regista del primo video) era difficile, quasi impossibile. Possiamo affermare che Rosie si avvicina molto a quato fatto precedentemente.
Gli sQuirties vogliono essere la band trentina coi i video più fighi del mondo, visto che la musica non se la caga nessuno!

Parteciperete al concorso per video musicali indipendenti, come già fatto per il video "The Origin of the Species"?

Proprio oggi ci siamo iscritti al concorso come migliore videoclip indipendente dell'anno. Non abbiamo aspettative, ma credo che l'idea di base e soprattutto il budget (spesi sì e no 50 euro) siano dalla nostra. A questo punto, speriamo nell'omosessualità dei giurati.

Il pezzo è stato registrato nello studio dei The Bastard Sons of Dioniso, produzione Jacopo Broseghini bassista dei TBSOD, che appare come attore co-protagonista nel video stesso. Vorrei sapere come è nata questa collaborazione e se continuerà anche in futuro.

Non solo Rosie è stata prodotta da Jacopo, ma anche l'introduzione “horror” del video è musicata da lui. Anche gli altri bastard ci hanno aiutato nella realizzazione della canzone: Fede con una parte di batteria e il Wice nell'ideazione della struttura stessa della canzone.
I bastard si sono dimostrati semplicemente i Bastard: disponibili, professionali e sempre pronti a contribuire nella crescita dell'undergound trentino. Se un semplice grazie può sembrare banale neanche un bel “limone duro” con Florio può esprimere la nostra riconoscenza: e dicono che florio baci molto bene...
La collaborazione coi bastard andrà avanti sicuramente: si parla infatti di un nuovo video bastard, in cui...

"Rosie" è un simpatico valzer...Ma non eravate un gruppo "Indie-rock"?

Rosie è un pezzo così fuori dagli standard musicali che risulta essere la cosa più indie mai creata da noi. Oramai gli sQ sono questo. Tutto quello che ci viene in mente finisce in sala prove, al di là di ogni genere musicale. Alcune cose non vedranno mai la loro realizzazione in un concerto, ma in un videoclip, perchè no? Un'idea potrebbe essere di uscire con cinque video, ognuno di essi con un sQ protagonista.

Ci potete dare qualche anticipazione sul cd? Prossimo obiettivo?

L'album nuovo esiste in quasi tutta la sua interezza sotto forma di preproduzione. Ora dobbiamo capire esattamente cosa farne, dove registrare, quale taglio dare al tutto. Insomma, prima di dicembre sarà difficile vedere qualcosa di concreto. Certamente sarà un disco meno punk del primo, sempre più “pianolizzato”, sempre più sperimentale, sempre più “sQ”.

Grazie Squirties!!






mercoledì 15 agosto 2012

Genesi

"Vediamo un po'..." disse il dottore guardando i risultati delle analisi. Eva inghiottì. Tutte quelle stelline vicino ai risultati del colesterolo non promettevano nulla di buono. Il medico si tolse gli occhiali. "Lei ha il colesterolo alto" le disse guardandola negli occhi. "Niente di così grave, comunque. Lei mi deve stare a dieta. Solo carni bianche, eviti i formaggi, i fritti..." , le mise sotto gli occhi una lista a tre colonne. Sulla prima c'era scritto "Alimenti da evitare", sull'altra "Alimenti concessi", sulla terza "Alimenti concessi ma con parsimonia". Eva diede uno sguardo alle colonne e pensò Per questa volta non morirò di fame, quindi sfoderò un largo sorriso. "Tutto qui? Bene, allora io la ringrazio e..." "Un momento!" disse ancora il medico. "Deve associare la dieta ad un po' di attività fisica, per riattivare il metabolismo. Lei fa attività fisica?" Ecco, ci risiamo, pensò Eva, e poi con una certa faccia tosta e un filo di voce disse: "Faccio blogging...nel parco". Il medico, all'apparenza soddisfatto, le porse la mano per salutarla dicendo: "Mi raccomando: minimo due o tre volte alla settimana...E' importante mantenere una certa costanza in queste cose! Tra due o tre mesi ripeteremo le analisi. Arrivederci!"